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Uscire da sé, partire, reinventarsi, tornare con altre vesti, godere dell’esperienza, in una parola: viaggiare. Quando una persona decide di fare un’esperienza di questo tipo, o una qualunque esperienza di crescita personale, attribuendogli una valenza educativa ed evolutiva, fa una scelta che non è solo per sé, ma anche collettiva. Rebillot scrive nella sua opera che questa scelta significa che “non ci preoccupiamo solo di noi stessi e della nostra salute, ma anche di qualcosa di più grande di noi stessi. Secondo Joseph Campbell, la devozione verso qualcosa di più grande è una qualità insita nell’Eroe. […] Se vado in terapia per stare meglio allora questo è una cosa buona ma se lo faccio per guarirmi con la consapevolezza che se guarisco me stesso concorro a guarire la consapevolezza di questo pianeta, allora sono un Eroe.

Partire è un grande atto di coraggio ma ciò che ci deve spingere è anche la profonda convinzione che, se miglioriamo noi stessi, anche le persone che ci stanno vicino staranno meglio, godendo di riflesso del nostro benessere; con la nostra esperienza di crescita potremmo trasmettere qualcosa di profondo a chi incontriamo.

In un momento non ben definito della vita, la voce che abbiamo dentro si fa decisamente più forte ed improvvisamente tutte le altre, che prima la coprivano, diventano incredibilmente deboli e offuscate: è in questo istante che la persona decide di ascoltarla e partire. I motivi sono molteplici, assolutamente soggettivi, e sono una somma di minuscoli dettagli. Ciò che fino a quel momento consideravamo dubbi e paure insormontabili, si organizzano e si incastrano gli uni negli altri rendendo un’idea del tutto nuova. Il puzzle di ragioni che riempiva la nostra testa si fa d’un tratto completamente chiaro e la visione d’insieme diviene sorprendentemente ragionevole ai nostri occhi. È il momento di quello che Rebillot definisce il richiamo dell’Eroe. È la voce che dice: io parto.

“Il richiamo – dice Rebillot – fa scattare il primo livello di resistenza: la vita quotidiana concorre a creare e mantenere lo status quo, per esempio il proprio lavoro, la propria casa, le proprie responsabilità, il proprio modo di stabilire le relazioni con le altre persone. L’Eroe deve riconoscere queste resistenze e confrontarsi con esse prima di poter cominciare il viaggio. […] Sono le resistenze che l’eroe deve analizzare ed affrontare per sentirsi veramente libero di compiere la propria avventura. Una volta comprese ed affrontate il viaggiatore è pronto per affrontare il viaggio.

estratto da Travel Counseling, il viaggio come strumento di crescita personale, di Alice Bianchi, Erickson edizioni 2019

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