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I racconti di viaggi costituiscono ormai una parte importante e cospicua della letteratura, dalla Bibbia all’Odissea alla Divina Commedia, il viaggio è sempre stato una costante dell’uomo; esso gli permette di muoversi per soddisfare l’insaziabile sete di conoscenza, ma anche per mettersi alla prova, per conoscere se stessi e per imparare. “Fin dall’inizio della letteratura di viaggio si pensò che il viaggio ampliasse le conoscenze del viaggiatore attraverso regioni più vaste di differenza, e si ritenne anche che ciò provocasse una trasformazione qualitativa dello stato intellettuale del viaggiatore.”

Con il passar dei secoli e l’evolversi del mondo il viaggio inizia a farsi largo e a rivivere proprio dentro il mito, le fiabe per bambini, la letteratura e la cinematografia on the road cercando di dare sfogo ad un bisogno sempre più urgente di messa alla prova di sé ovvero il bisogno di ripercorrere un rituale iniziatico. Leggendo di viaggi, avventure, nuovi mondi l’uomo moderno, identificandosi con il protagonista, inizia a fare esperienza di sé attraverso la narrazione. Per questo ritengo che il viaggio, sia esso esperito, visto o letto, con il suo carattere di totalità esperienziale e ciclicità, sia uno strumento estremamente efficace nello sviluppo della propria identità e nella consapevolezza personale. Anche ricollegandoci con il concetto gestaltico secondo cui scrivere e leggere di sé fornisca punti di vista diversi ed aiuti nella auto-esplorazione e nella consapevolizzazione.

Il viaggio è, in sostanza, un percorso di crescita estrema per l’uomo, che segue, a livello narrativo, una struttura evolutiva in tutti i suoi termini principali. “Il primo termine, la partenza, è la perdita di un’unione raggiunta con un ambiente, una perdita che spesso viene esperita in maniera intensamente affettiva. Il secondo termine, il periodo del transito è un periodo di movimento, spesso di disagio e squilibrio, che produce un particolare tipo di riflessione, esigenze e scopi. L’ultimo termine del viaggio, l’arrivo, è un tentativo di fondare un’unione e una coesione nuove tra il soggetto e il contesto. Questa struttura non è solo presente nella letteratura di viaggio ma affonda le sue origini nelle culture tribali che già consideravano il viaggio un percorso di messa alla prova e consapevolezza di sé attraverso specifiche tappe. Ecco che il diario di viaggio assume un significato molto più ampio. Esso permette di costruire nuove schemi e modelli narrativi della nostra vita. Nuove avventure, nuove figure eroiche, nuove vite diventano le basi per un’esistenza nuova quando torniamo a casa.

estratto da Travel Counseling, il viaggio come strumento di crescita personale, di Alice Bianchi, Erickson edizioni 2019

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